J. Agnès Varda
"Trois pièces sur cour : La serre du bonheur, à deux mains et L’arbre de Nini"
“Per me la nostalgia del cinema a 35 mm si è trasformata in voglia di riciclaggio… Costruisco capanne con le copie abbandonate dei miei film. Abbandonate perché inutilizzabili per la proiezione. Diventate capanne, case favorite del mondo immaginario.
A quei tempi, le copie dei film giungevano nelle cabine di proiezione sotto forma di 5 - 8 scatole di metallo, rotonde come cialde dello spessore di 4 cm. Ogni scatola conteneva una bobina in metallo sulla quale era avvolto un grande nastro di pellicola lungo da 500 a 600 metri: era il film in immagini con sul lato il disegno ottico del suono. Il proiettore della cabina aveva due lampade, una trasmetteva l’immagine, l’altra il suono. Oggigiorno, il supporto dei film è un file digitale, immagini e suono, che pesa mediamente 200 grammi quando non è dematerializzato. Sono state gettate via un po’ ovunque numerose bobine e pellicole… Per i miei film e quelli di Jacques Demy, ci siamo ritrovati con un numero impressionante di copie le cui sale cinematografiche non vogliono più. Si sa che mi interessano la racimolatura e il riciclaggio.
È la terza capanna che costruisco. Per ognuno dei miei film, immagino una forma particolare. Il film Le Bonheur realizzato nel 1984 raccontava la storia di una coppia felice, interpretata da Jean-Claude Drouot, sua moglie e suoi figli. Amavano i picnic. Avevo girato nella regione dell’Ile-de-France pensando ai pittori impressionisti. Si sentiva un po’ di Mozart. I titoli di coda erano stati girati vicino a un campo di girasoli, questi fiori estivi simboli della felicità.
Questa serra con le sue doppie finestre così particolari è stata fabbricata con una copia intera del film, 2 159 metri, che permetteranno di completare la costruzione. I visitatori potranno entrare nella capanna e vedere da più vicino, le immagini del film in trasparenza: 24 immagini della dolce Claire Drouot valgono un secondo del film. Siamo circondati dalla durata del film e dalle immagini di una volta. Per quel che riguarda le scatole per trasportare le bobine, sono diventate obsolete. Amo queste scatole. Mi ricordo che si andava in giro con una grande quantità di esse (almeno un centinaio) che tintinnavano quando le si gettava nei bagagliai della macchina per andare a fare il missaggio dei film. Scatole per l’immagine, i dialoghi in diretta, le musiche, i rumori… Si tratta tuttora di nostalgia e/o di riciclaggio? Un’arca reale fatta di queste scatole vuote di pellicole 35 mm ci invita a entrare nel regno della seconda vita dei film.” Agnès Varda
DATI BIOGRAFICI
Nata in Belgio nel 1928, Agnès Varda lascia il paese con la sua famiglia nel 1940, dopo i bombardamenti. Si installano a Sète. Studentessa, si installa a Parigi dove segue le lezioni di Bachelard alla Sorbona, si iscrive alla Scuola del Louvre e ottiene un certificato di attitudine professionale in fotografia.
Nel 1949, collabora come fotografa con Jean Vilar, originario di Sète, che ha appena creato il famoso Festival di Teatro d’Avignone. Viene notata per le sue fotografie di Gérard Philipe e Maria Casarès. Segue il regista e la sua troupe in Cina, a Cuba… Quando realizza il suo primo lungo metraggio, La Punta corta, sceglie logicamente due attori del Théâtre National Populaire, Silvia Monfort e Philippe Noiret (allora esordienti al cinema). Montato dal giovane Resnais, questo film del 1954 annuncia l’audacia della Nouvelle Vague, di cui sarà una delle rare registe di quell’epoca. Il successo pubblico segue nel 1961 con Cleo dalle 5 alle 7, mentre La Felicità ottiene il premio Delluc nel 1965.
Realizzando uno dopo l’altro corti e lunghi metraggi, film documentari e fiction, realizza nel 1957 un film su ordinazione riguardante i castelli della Loira, quindi un racconto onirico con Catherine Deneuve (Le Creature). Nel 1967, accompagna negli Stati Uniti suo marito Jacques Demy, cineasta incontrato durante il Festival di Tours nel 1958. A Los Angeles, frequenta Andy Wharol e Jim Morrison. Vi gira una fiction hippie (Lions love) e un film documentario sulle pitture murali. Nel 1978, parte all’incontro dei suoi vicini di quartiere con Daguerréotypes. In Ulysse (1982), si ispira a una fotografia scattata nel 1954 per mescolare realtà e immaginario. Nel 1988, prende a modella Jane Birkin e realizza con lei due film: Jane B. par Agnès V. e Kung-Fu Master.
Seguace dei discorsi senza capo né coda, del collage e dei giochi di parole, Agnès Varda è anche la testimone della propria epoca, evocando le lotte femministe in L’Una canta, l’altra no o la condizione di coloro che non sono ancora chiamati senzatetto in Senza tetto né legge. Questo ultimo film vince il Leone d’oro a Venezia e riscuote un grande successo nelle sale cinematografiche nel 1985. Successivamente, con Les Glaneurs et la glaneuse, girato con la sua telecamera digitale e un team ridotto, la cineasta presenta gli eccessi della società di consumo.
Agnès Varda occupa un posto a parte nel cinema francese. Così, le viene affidata la missione di girare il film-omaggio alla 7a arte centenaria nel 1995 (Cento e una notte). In una modalità più intima realizzerà tre film, incluso Jacquot de Nantes nel 1991 evocando l’infanzia ispirata da Jacques Demy. Premiata con un César d’onore per l’insieme della sua carriera nel 2001, si cimenta da diversi anni con l’arte contemporanea, tramite esposizioni e installazioni (Fondazione Cartier, CRAC Languedoc Roussillon, LUX di Valence, Galleria Obadia, CAFA a Pechino, LACMA a Los Angeles, Centro Pompidou, Galerie Blum & Poe di New York…). Nel 2008, realizza un commuovente autoritratto, Le Spiagge di Agnès, acclamato a Venezia e César del migliore film documentario. Nel 2017, riceve un Oscar d’onore. Questo stesso anno, realizza assieme all’artista JR il film documentario Visi, villaggi al quale il Festival di Cannes assegna un Œil d’Or. Il suo ultimo documentario, Varda par Agnès, selezionato al 69esimo Festival del Film di Berlino (fuori concorso) è stato diffuso sul canale ARTE il 18 marzo 2019.
Agnès Varda è morto il giorno dell’inaugurazione della sua mostra a Chaumont-sur-Loire.