Parco Storico
14. Nathalie Nery
“Est-ce que si un arbre peignait...”
published at 14/02/2018
"…Il progetto “Est-ce que si un arbre peignait...” (E se, per caso, un albero dipingesse...) si elabora come un personaggio che forma, con il castello e i suoi dintorni, una specie di rappresentazione di questo mito soggettivo (…)."
“La mia ispirazione primaria, è l’inconscio. Per diventare umano, l’individuo deve percorrere un sentiero tortuoso (e permanente), in un gioco labirintico, misterioso e luccicante, dove scenario e personaggi si uniscono reciprocamente. Foresta e castello, creature disumane, delle pietrificazioni e della magia. L’individuo è uno spazio. Messa in scena di un funambolo sulla corda, materializzando il dentro e il fuori, il naturale e la finzione. Lo smarrimento delle trasformazioni, ecco il mito da intessere e soprattutto, che ognuno di noi deve strappare.
Il progetto “E se, per caso, un albero dipingesse...” si elabora come un personaggio che forma, con il castello e i suoi dintorni, una specie di rappresentazione di questo mito soggettivo. Una rappresentazione che dà corpo al suo proprio processo di costruzione che Inizia prima dell’apertura dell’esposizione e finisce quando la natura lo decide. Il percorso tracciato, sin dalla camminata, dalla raccolta delle foglie e della loro restituzione all’albero, costituisce nel suo insieme una specie di materializzazione del tempo e di temporizzazione dello spazio, avente un’ immensa potenza simbolica.
Lo spostamento spazio-temporale delle foglie infastidisce momentaneamente la nostra percezione della realtà. Secondo Freud, le cose strane sono di solito qualcosa di familiare ma che si trova rimosso, inconscio. “E se, per caso, un albero dipingesse...” è un individuo che si presenta a noi in un modo seduttivo e interrogativo, composto dai suoi rifiuti, e che ci guarda in silenzio dicendoci qualcosa che riguarda la vita e la morte e il modo con cui l’arte è capace di svignarsela da questa ultima.
Il progetto esibisce anche un’operazione mimetica. Il mimetismo non come strategia di sopravvivenza fisica ma immaginaria. C’è un ribaltamento dell’essenza simbolica degli individui / oggetti. Foglie che mimano l’albero che, a sua volta, mima un altro individuo. Parte e insieme convergono sconvolgendo i loro ruoli in un’operazione di pura lussuria. È una questione di seduzione tramite l’immagine, di diluizione di individuo e di spazio. Un personaggio che è puro divenire.”
Secondo le parole di Lacan: “Le mimetismo è senza dubbio l’equivalente della funzione che, nell’uomo, si esercita con la pittura. […] E se, per caso, un uccello dipingesse, non sarebbe lasciando cadere le sue piume; un serpente, le sue squame; un albero da disinfettare dai bruchi e da fare piovere le sue foglie? […] Nell’atto stesso di esteriorizzarsi, il soggetto perde qualcosa, da suo corpo cadono oggetti, ricacci con sono una specie di materializzazione del suo decentramento.”
DATI BIOGRAFICI
Nathalie NERY
BRASILE
Nathalie Nery au Domaine de Chaumont-sur-Loire, 2018 - © Éric Sander
Nata nel 1965 a Rio de Janeiro, in Brasile, dove vive e lavora tuttora, Nathalie Nery ha seguito una formazione professionale ibrida.
Diplomata in psicologia dall’Università Pontificale Cattolica di Rio de Janeiro nel 1988, ha sempre messo l’accento sul lavoro clinico con pazienti psicotici affetti da severi disturbi mentali, all’interno e all’esterno degli ospedali psichiatrici.
Ha trascorso l’anno 1990 in Francia come tirocinante in ospedali psichiatrici, tra cui La Borde e La Chesnaie, entrambi situati nella Valle della Loira, anno durante il quale ha avuto l’opportunità di assistere a conferenze di Jean Oury e di effettuare la supervisione di alcune di esse con Felix Guattari.
Nel 1993, ha ottenuto un diploma di Terzo Ciclo nella clinica di psicanalisi nella stessa università dove ha ottenuto il suo diploma a Rio de Janiero.
Tra il 1995 e il 2000, ha frequentato la Scuola delle Arti Visive di Parque Lage e ha avuto come consulenti figure di spicco dell’arte brasiliana come Ana Maria Maiolino e Nelson Leirner. Il design e la pittura hanno progressivamente lasciato il posto alla scultura e all’installazione.
Dal 1998 al 2001, ha partecipato a varie esposizioni, ha ricevuto premi e era rappresentata da un’importante galleria a São Paulo, la Galleria Nara Roesler.
Dal 2002 al 2015, si è allontanata professionalmente dall’arte.
Nel 2016, rilancia la sua carriera riprendendo concetti provenienti dalla psicanalisi e dalla filosofia.