13. Résilience et Anthropismes
Giardino di Éric Lenoir
Résilience et Anthropismes vuole raccontare l’esperienza, nuova e primitiva, del ritorno obbligato alle origini, che ci deve permettere di vivere felici, in armonia, come parte dell’ecosistema globale, nella piena consapevolezza del nostro impatto sulla biodiversità e di ciò che ogni azione può implicare nel lungo periodo, se non ne rispettiamo l’incommensurabile complessità della matrice, che è al tempo stesso costosa e fragile. Un messaggio che trasmette lucidità sulle difficoltà che verranno e sui danni già causati, oltre a sperare che l’umanità custodisca in sé l’intelligenza e l’umiltà che le permetteranno di superarle, in particolare imparando dai propri errori.
Riprendendo la forma di un cuore (quello di un seme, della cellula originaria, del midollo spinale...), è centrato intorno a un albero apparentemente morente, ma dal quale riappaiono ripetizioni cariche di linfa, e che nasconde al suo interno senza età il cuore pulsante di una natura che non ha mai smesso di essere, primordiale e potente, generatrice di Vita. Il colore rosso che compare in varie tonalità in modo puntuale, soprattutto attraverso le piante, è un’allegoria dei vasi sanguigni che irrorano il cuore, delle ferite e del processo di guarigione.
Questo “centro nevralgico del vivente” è attorniato da quella che è al contempo una prigione e uno scudo creati dall’Uomo. Ovunque, ritroviamo vestigia dell’industrializzazione e dell’artificializzazione del suolo dovuta all’urbanizzazione, che non fermano però il recupero da parte della flora.
Specie che sono direttamente utili all’umanità si confrontano con altre che sono, a priori, poco interessanti o tossiche, ma che, attraverso la loro azione sulla trasformazione degli ambienti danneggiati, la loro utilità per la costruzione, la biodiversità da ritrovare o mediante le molecole che contengono, si rivelano altrettanto preponderanti; sono anche un’evocazione della necessità di imparare e riapprendere i nostri biotopi e ciò che li compone, per affrontare la transizione futura.
PROGETTISTI
Éric Lenoir è un paesaggista e vivaista nell'Yonne, in Borgogna, nel cuore della Francia. Laureato all'École du Breuil, si è specializzato negli anni in ambienti selvatici e acquatici, senza perdere di vista la sua formazione iniziale per i giardini più tradizionali. Appassionato e particolarmente sensibile alla nozione di ecologia, propone un approccio fuori dai sentieri battuti, con una visione decisamente singolare.
Educato alla vecchia maniera, ma aperto alle tecniche più moderne, trae ispirazione nel suo lavoro dai suoi viaggi, dai suoi incontri, dagli anni di osservazione della natura e dalla sua stessa esperienza. Questo sapere e questa maestria sono tradotti poi nella concezione estetica, nella cononoscenza delle piante, nei metodi sostenibili e rispettosi dell’ambiente, con l’obiettivo finale di soddisfare una clientela sempre varia e spesso esigente.
È autore di diverse opere, tra cui Plantes aquatiques et de terrains humides edizioni Ulmer e del Petit traité du jardin punk (Prix St Fiacre 2019) edizioni Terre Vivante.