A. Côme Mosta-Heirt
"Portes"
Aspirando dapprima alla poesia, Côme Mosta-Heirt non è diventato né pittore, né scultore. È un artista plastico che rifiuta l’idea delle installazioni: “ciò ha a che fare con i bagni”, ripete con umorismo. Interroga invece la relazione tra pittura e scultura, in particolare nello spazio. La sua pratica artistica consiste nel sistemare volumi di legno come colori. Prima di trovare i loro posti, è come se non esistevano. La sua arte è una continua esitazione che si tramuta nell’azione e nel fare. Taglia tasselli di varie dimensioni con una sega a nastro, in un modo aleatorio, con angoli imprevisti. Si tratta quasi di una scrittura automatica. Li assembla nel modo più semplice possibile partendo dal primo che capita. Quindi, li dipinge in mani successive, la vernice essendo introdotta sin dalla prima mano. La resa è molto scura. La sua esplorazione dello spazio attraverso la pittura l’ha così portato a forme geometriche che chiama “stipite” e “struttura”. Questi moduli possono essere assimilati a rami o a ramificazioni viventi.
Le Portes di Côme Mosta-Heirt, presentate quest’anno nella Dispensa del Castello, sono state progettate a partire dalla sua osservazione della baia d’Étretat. De facto, quest’ultima è circondata da due falesie di calcare che assomigliano a questi “stipiti”: la porta d’Amont e la porta d’Aval.
L’artista ha utilizzato come materiale due blocchi d’altuglas, vetro acrilico riciclabile e trasparente, ai quali ha aggiunto il suo supporto preferito, il legno - sotto forma di una piramide di 44 pezzi. La struttura completa copre un’ampia superficie di 6,5 x 2,5m. I blocchi d’altuglas formano come due lenti giganti che riflettono le singolari tinte del legno. Infatti, Côme Mosta-Heirt ha lavorato verdi di quindici diverse sfumature (verde smeraldo, verde bottiglia, verde carrozza, verde inglese, verde Veronese, verde oliva, ecc...). Il tutto viene messo in risalto da vernici opache e brillanti, che danno un aspetto infinitamente prezioso a questa opera.