03. Oikos
Quattro miliardi di individui vivono in città: la densità eccessiva minaccia la natura delle nostre grandi metropoli e lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali rende il nostro pianeta sempre più vulnerabile. Iniziative che reintroducono la natura nella nostra vita quotidiana e sviluppano nuovi modi di vivere tentano di contrastare questo nuovo pericolo emerso nella storia della nostra società.
Orti verticali, fattorie idroponiche, tetti vegetalizzati o condivisione di contenitori di compost… molte iniziative nascono e si diffondono attraverso le reti sociali che promuovono il riutilizzo dei materiali, la cooperazione tra i cittadini e la convivialità. Il mondo di domani, che sta nascendo, supera i limiti tra città e natura e tende verso "l’ecosofia" come la definiva Guattari (1989): l’abitare con saggezza la terra, concetto mentale, sociale e ambientale. Ogni individuo fabbricherà il giardino di domani secondo tale concetto.
PROGETTISTI
FRANCIA
Da sinistra a destra: Mathilde Gallichet, Anna-Laura Bourguignon, Mathieu Locret, Stéphane Avenet e Manon Damiens
Mathilde Gallichet ha ottenuto il suo diploma di stato di architetto alla Scuola Superiore d’Architettura Parigi Paris-Val-de-Seine dopo un anno preparatorio in arti applicate e 6 anni trascorsi a passeggiare nelle vie parigine e a respirare la sua aria carica di particelle che non hanno nulla di elementari. Alla ricerca di aria pura e nuovi orizzonti, ha lasciato la capitale francese in cui è cresciuta per partire alla ricerca di alternative e impegni nuovi. Questa sua decisione la porterà in America Centrale dove vivrà 4 mesi nel villaggio san-salvadoriano di Zacatecoluca. Tutto ciò le permetterà di ideare la riqualificazione di un’antica azienda agricola specializzata nella produzione del caffè in un laboratorio d’innovazione sociale destinato a trasmettere il sapere eco-agricolo alle nuove generazioni, immergersi in nuove culture maggiormente solidali e soprattutto contemplare la straordinaria ricchezza e la fragile esistenza del mondo vegetale.
Scultrice di metallo, diplomata dei Mestieri dell’Arte dell’ENSAAMA nel 2003, Manon Damiens dopo i suoi studi lavora nell’ambiente del teatro e del cinema accanto a Guy Claude François e Laurence Bruley. Avida di conoscenze, viaggia molto e si installa nel Niger, durante 2 anni, dove impara la tecnica dei gioielli tuareg presso il maestro fabbro Ousmane Anour. Dopo essere ritornata in Francia, carica di tutte queste preziose esperienze, capisce che ha conquistato la propria indipendenza d’artista e che è ormai pronta a lavorare da sola. Apre quindi il suo atelier di scultura su metallo a Narbonne. Molto presto dopo una prima esposizione e grazie al sostegno della DRAC, un comune dell’Aude le offre una residenza d’artista. Giungono i primi ordini, le gallerie le propongono regolarmente esposizioni e decide di fare parte degli Ateliers d'Art de France... Da sempre il metallo la interpella: deve colpire, saldare, tagliare, immaginare forme, creare movimento in questo metallo apparentemente freddo e pesante. La sua ossessione: conquistare la leggerezza della materia… Durante un intimo dialogo tra la sua sensibilità e il metallo, Manon crea spazi, interstizi, screpolature e vuoto, per fare in modo che il metallo nutrito d’aria respiri, onduli, prenda in prestito la sua vita all’onda dell’atmosfera... Tutto il suo lavoro consiste nel rendere il metallo aereo, leggero, mobile, flessibile e talvolta musicale… In questa ricerca, Manon tenta di alimentare l’immaginario dello spettatore con della libertà e della poesia e di svegliare i suoi sogni da bambino. Una carezza, un soffio, uno sfioramento e l’opera vibra a piacimento del visitatore che è possibile vedere battere i piedi al suolo o soffiare sulle opere, felice di provocare il movimento leggero o il suono cristallino. Vibrazioni impalpabili, sensitive, intensamente vive nelle quali vi è un’autentica interazione tra l’artista e lo spettatore diventato autore...