A. Jean Le Gac
"En plein air"
L’uso permanente e concomitante del testo e dell’immagine gli permette di trasportarci nella sua immaginazione poetica, i suoi viaggi interiori ricchi di erbari, piante, pastelli, fotografie, tracce di passeggiate reali e irreali.
L’opera di Jean Le Gac è il risultato di un’associazione poetica tra i tre mezzi di espressione che sono la fotografia, la pittura e la scrittura.
La mostra di Chaumont-sur-Loire ci immerge nella diversità dei suoi sguardi sul mondo, le sue passeggiate, le sue meditazioni, la sua fantasia, il suo avanti e indietro tra il visibile e l’invisibile, il reale e l’immaginario.
È così che, nel corso degli anni, l’artista ha stabilito una visione particolare del mondo, dei paesaggi e della natura che lo circondano. La mostra di Chaumont-sur-Loire, che riunisce in modo inedito numerosi dipinti, fotografie e testi dell’artista, ci permette di entrare in un universo originale che è quello della sua memoria e che risuona profondamente con la nostra.
“(...) Quando apriamo gli occhi, vediamo solo una parte del paesaggio, quando li chiudiamo siamo in grado di vederlo nuovamente a 360° e questo in un tempo che non esiste più di quanto ci sia concesso di vederlo. Al di là di questo limite, oltre ciò che l’occhio è capace di vedere, la totalità del mondo non viene mai colta e può essere compresa solo ritirandosi da essa. “Non ho la mistica della pittura pura, ma quella dell’enunciazione delle cose...” (...) Questa è la folle impresa che l’artista tenta attraverso la finzione del Pittore: designare nell’opera il visibile e l’invisibile che la delimita, enunciarne la trasformazione attraverso il gioco strategico di una forma che fa la scelta del diverso, agitare nello stesso campo semantico la parola e l’immagine che si disgiungono, permettere nello stesso spazio fisico che il Pittore si esponga al costo che l’artista si assenti, aprire il tempo presente dell’opera all’emancipazione del tempo passato che riaffiora sempre, infrangere il campo delle possibilità includendo un fuori campo che fa entrare lo spettatore nella confidenza, solo se, naturalmente, è disposto a fare lo sforzo, e lui stesso a mettersi in uno stato di effrazione”. Evelyne Artaud con una citazione di Jean Le Gac in corsivo
È in questo modo che Jean Le Gac è artista dalle molteplici identità, “un pittore-fotografo, un pittore contemporaneo, un pittore che non esiste, il pittore interprete, il pittore virtuoso, il pittore errante alla periferia dell’arte, il pittore fantasma, il pittore che colleziona libri, il pittore camaleonte, il finto pittore di paesaggi, il pittore di paesaggi, il pittore di storie di ogni genere, il pittore che ha introdotto la finzione nelle arti plastiche, non un genio scadente, il pittore distratto, il pittore notturno, il pittore romanzesco.” Robert Bonaccorsi
DATI BIOGRAFICI
Molto presto, Jean Le Gac (nato nel 1936 ad Alès-Tamaris) dimostra di possedere un dono eccezionale per il disegno e la pittura. Dopo aver ottenuto il diploma di insegnante di disegno e arti plastiche, inizia a insegnare nel 1958. Alla fine degli anni ‘60, cerca modelli nelle scienze umane, nella letteratura e nel fotoromanzo, e trae ispirazione dalla sua stessa vita. Scoprendo la nouvelle critique, si rende conto che non c’è creazione senza discorso e presto giunge all’idea che la pittura non può fare a meno del suo commento. Con Cahiers (1968-71), presenta 26 quaderni di scuola aperti con un testo scritto a mano e una fotografia amatoriale su ogni doppia pagina.
Il curatore svizzero Harald Szeeman ha presentato il suo lavoro alla Documenta V a Kassel (1972) nell’ambito di “Individual Mythologies”. La figura del pittore appare sempre più nelle opere successive, che mostrano testi e immagini a parete (Le peintre, 1973).
Nel 1977, il Kunstverein di Amburgo gli dedica una retrospettiva, Le Peintre, che viaggia nella Germania Ovest, a Monaco di Baviera e ad Aquisgrana. L’anno seguente, il Museo Nazionale di Arte Moderna di Parigi presenta una versione aggiornata della mostra con nuovi lavori, ideata appositamente per il Centre Pompidou: Le Peintre, exposition romancée.
Nel 1987, l’opera Histoire viene realizzata a seguito di una commissione del Centro FRAC per narrare la storia della dinastia di re che hanno governato la Francia e la cui culla si trova nella regione del Centre Val de Loire. Unione di fotografia, testo e tecniche miste, che sono i mezzi preferiti dall’artista, questo trittico pittorico chiamato a celebrare le grandi gesta della Storia nazionale francese non ha rotto con la preoccupazione più cara a Jean Le Gac: quella di un intreccio intimo della sua opera con la sua storia personale. Nel pastello superiore è scritto infatti: “Il pittore trovava la propria storia nelle sue immagini, che nella sua giovinezza lo avevano risvegliato all’Arte”.
Jean Le Gac realizza anche dei video, 25e Message (1995) e In Memoriam (1999), in cui immagina la propria veglia funebre.
Nel 2002 e 2003, propone un percorso artistico nella città di Vence articolato in due mostre, una al Castello di Villeneuve, di cui occupa tutte le sale, l’altra nella galleria Beaubourg-Château Notre-Dame-des-Fleurs. Nella prima mostra, le sue opere sono affiancate a quelle di altri artisti accuratamente selezionati. Intervenendo talvolta sugli oggetti presenti e persino sul colore delle pareti, crea un ambiente all’interno del quale si instaurano legami, interazioni o corrispondenze che formano una narrazione. Al contrario, la galleria ricrea un universo orientalista attorno ai suoi quadri sul tema delle odalische.
Nel 2010, la mostra Jean Le Gac nella collezione àcentmètresdumonde viene presentata alla Maison René Char a L’Isle-sur-la-Sorgue e al Pavillon Carré de Baudouin a Parigi. Sono mostrati i suoi dipinti della collezione del centro d’arte di Perpignan.
Parallelamente alle sue mostre personali, partecipa ogni anno a mostre collettive in luoghi emblematici dell’arte contemporanea come il Centro d’arte contemporanea d’Ivry - le Credac (Tout le monde, 2015), il Museo di arte moderna e contemporanea di Saint-Etienne (Considérer le monde: Narrative Art, 2017), la Fondazione Maeght di Saint-Paul de Vence e l’Istituto del mondo arabo di Parigi (2018).
La sua posizione e la sua modalità artistica, costruiti tra immagine e narrazione, sparigliano le carte delle categorie stabilite. Alla presunta verità dell’Arte e della Storia, Jean Le Gac oppone il simulacro di un’avventura privata, vissuta e sognata. Il lavoro dell’artista viene esposto spesso, soprattutto in Francia, ma anche in Germania e in Giappone (2011-2017).