Castello
Pascal Convert
"Bibliothèque cristallisée" e "Ceux de 14"
published at 03/02/2020
Bibliothèque cristallisée
Spiritualità, memoria e significato sono al centro dell'opera di Pascal Convert, misteriosa e profonda. Il suo lavoro riguarda essenzialmente l'impronta e il rifiuto dell'oblio. Mantiene particolari legami con tutto ciò che è scomparso, sia che si tratti di oggetti che di esseri. Spesso utilizza il processo della cristallizzazione: il vetro fuso viene versato sugli oggetti e attacca gradualmente il materiale dei libri o il legno delle sculture, come se fosse una transustanziazione, un'alchimia particolare che conserverebbe l'anima del testo.
La "cristallizzazione del libro perduto" consiste nel distruggere un libro e il suo contenuto per mezzo del vetro fuso che prenderà gradualmente il posto del libro. Il risultato è un oggetto spettrale, un libro cristallizzato che reca con sé una memoria vetrificata. I resti carbonizzati del libro originale rimangono al centro della scultura.
L'impronta, la traccia sono temi onnipresenti nell'opera di Pascal Convert, legati al tema della guerra, della distruzione e della resistenza. "Spesso usa processi di imprinting e di replica per svelare le tracce lasciate dalla storia, utilizzando materiali come la cera, il metallo o il vetro. È con l'aiuto di un maestro vetraio che realizza, per trasmutazione, un duplicato di questi libri, causando contemporaneamente la distruzione degli originali. Dopo il raffreddamento, di ogni libro rimane una replica in vetro, congelata per l'eternità, che conserva nel suo materiale la traccia dell'originale e della sua distruzione a causa del fuoco. Questi frammenti ricordano le innumerevoli biblioteche incendiate dalle potenze totalitarie".
È proprio nella biblioteca delle Broglie, distrutta da un incendio nel 1957, che Pascal Convert installa i suoi libri cristallizzati dal fuoco come giusta rivalsa delle opere bruciate.
CEUX DE 14
L'artista presenterà anche dei ceppi, realizzati in legno rivestito con inchiostro di china e altri vetrificati, provenienti dai campi di battaglia di Verdun. Travolgenti, pieni di ricordi sovrapposti, lasciano un'impronta potente nella mente.
"Il ceppo è un oggetto di profondità, ma anche di estensione: è ancora legato alla radice, e già proviene dai rami. Comprime un'intera energia nella sua massa, ma la dispiega anche nelle sue piante, nei suoi tentacoli, nelle sue spine. Evoca la vita in movimento, con le sue matasse di perturbazioni dinamiche, così come la vita a riposo, con il suo aspetto fossilizzato, già minerale. Le sue configurazioni grafiche lo rendono un oggetto cesellato, ornamentale, eccessivamente preciso e prezioso; ma la sua massa brutale, arida, lacerata lo rende qualcosa che evocherà facilmente un grande detrito, i resti di una catastrofe torrenziale. Il ceppo è tanto necessario, come organismo di crescita, quanto contingente come residuo di un fulmine. È tanto coerente nel terreno in cui cresce quanto irregolare e assurdo nel terreno in cui lo si depone. Il ceppo è un volume di tempo organico, poiché concentra tutta la gestazione, tutta la crescita dell'albero che sostiene. Ma è anche una rete spaziale, il fondamento scultoreo e il sistema grafico dello svolgersi del luogo che l'albero finisce sempre per realizzare". Georges Didi-Huberman, La demeure, la souche, apparentements de l'artiste, 1999.
DATI BIOGRAFICI
Pascal CONVERT
FRANCIA
Figlio di un artista, Pascal Convert è nato nel 1957 a Mont-de-Marsan. È allo stesso tempo artista visivo, scrittore e regista, e qualifica il suo lavoro come archeologia dell'architettura, dell'infanzia, della storia, del corpo e del tempo. Utilizza materiali come il vetro e la cera che evocano il passare del tempo, la luce e gli effetti persistenti del passato. Nel 1987, mentre viveva a Bordeaux, ricopre i pannelli di legno di una stanza del suo appartamento con lastre di vetro, dando inizio alla serie Appartement de l'artiste. Nel 1989 e nel 1990 risiede a Villa Medici a Roma. Il 1992 è l’anno della sua prima mostra personale importante al CAPC di Bordeaux. Nel 1997 è invitato dal filosofo e storico dell'arte Georges Didi-Huberman a partecipare alla mostra L'Empreinte al Centre Pompidou, insieme a Giuseppe Penone, Man Ray, Alain Fleischer... Georges Didi-Huberman gli ha dedicato diversi libri editi da Minuit e lo affianca a numerose mostre. Nel 2002 inaugura il suo Monumento alla memoria dei combattenti della Resistenza e degli ostaggi fucilati a Mont Valérien tra il 1941 e il 1944 (Mémorial de la France combattante, Suresnes). Si tratta di una commissione del Ministero della Difesa su proposta di Robert Badinter. Davanti alla cappella in cui i condannati sono stati rinchiusi prima di essere portati sul luogo della loro esecuzione, Pascal Convert erige una campana di bronzo di 2,70 x 2,18 m sulla quale sono incisi i nomi dei caduti. Come continuazione di questo lavoro, realizza il documentario Mont Valérien, in nome di coloro che sono stati fucilati nel 2003.
Nel 2007, la sua mostra Lamento al Mudam (Lussemburgo) propone sculture in cera ispirate a foto emblematiche della stampa: La Pietà del Kosovo (1999-2000), basata su una foto di Georges Mérillon, La Madone de Bentalha (2001-2002), basata su una foto di Hocine Zaourar, e La Mort de Mohamed Al Dura (2002-2003), basata su screenshot video di Talal Abou Rahmed. Queste sculture sono diffusamente esposte alle Nazioni Unite, a Montreal, in Svizzera e in Italia. Nello stesso anno pubblica una biografia di Joseph Epstein, leader della resistenza comunista a Parigi, ucciso a Mont Valérien nel 1944.
Nel 2008 completa una serie di vetrate per l'abbazia di Saint Gildas des Bois (Loire-Atlantique). Espone poi una monumentale scultura in cristallo, Le Temps scellé: Joseph Epstein et son fils, in occasione della Force de l'Art al Grand Palais (Parigi) nel 2009. Gira il documentario Joseph Epstein: buono per la leggenda. Dopo quattro anni di lavoro, pubblica una nuova biografia di Raymond Aubrac: résister, reconstruire, transmettre (Seuil, 2011), e dedica due documentari a questo personaggio. Due anni dopo viene pubblicato il racconto autobiografico La Constellation du Lion (Grasset). Nel 2014 partecipa alla Biennale di Busan in Corea del Sud e alla mostra collettiva La Guerre qui vient n'est pas la première: 1914-2014 al Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto in Italia.
Nel 2016 partecipa alla mostra transdisciplinare Soulèvements al Jeu de Paume. L’anno è contraddistinto soprattutto da un invito dell’ambasciata di Francia in Afghanistan per commemorare il 15° anniversario della distruzione dei Buddha di Bâmiyân da parte dei talebani. Pascal Convert avvia una missione in collaborazione con la società ICONEM, specializzata nell'archeologia delle zone di conflitto. Con i droni, scansiona l'intera scogliera di Bâmiyân e rende le immagini liberamente accessibili alla comunità scientifica mondiale. Con una macchina fotografica ad alta precisione, fa una "impronta fotografica" del luogo in cui le statue monumentali furono scolpite circa 1.600 anni fa.
Nel 2019 la Galleria Éric Dupont gli dedicherà una mostra personale, Trois arbres. Lavorando intorno alla corteccia di betulla del crematorio V di Auschwitz-Birkenau, un ciliegio atomizzato di Hiroshima e gli alberi di vita in pietra dei "khatchkars" armeni, Pascal Convert cerca di immaginare attraverso l'archeologia familiare, culturale e storica ciò che sopravvive alla distruzione della nostra storia recente.